Artista e accademico, autore di saggi fondamentali sulla fotografia e sulla teoria dell’arte, Burgin è un indiscusso protagonista dell’arte concettuale. Se negli anni Settanta il suo lavoro indagava il rapporto tra immagine e testo (Galleria Lia Rumma, Napoli 1972), successivamente l’artista prende ad analizzare il territorio complesso tra immagine fissa e in movimento.
La sua opera indaga la natura dell’immagine, ma ne decodifica i termini dominanti della rappresentazione. I suoi lavori più recenti sono prodotti con software per la creazione di giochi virtuali: un mezzo che gli consente di condurre l’immagine verso il suo stato che è essenzialmente virtuale. Le sue mostre, come ha sovente dichiarato, sono una risposta al luogo e alle città in cui viene invitato e alle suggestioni, alle associazioni mentali che da esse scaturiscono.
Per Dear Urania, più specificamente, il movente va cercato in Relazione del primo viaggio alla Luna fatto da una donna nell'anno di grazia 2057, un breve pamphlet scritto nel 1857 dal matematico e astronomo Ernesto Capocci di Belmonte (1798 - 1864). Direttore dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte nel1833, Capocci fu rimosso dall’incarico nel 1850 per aver preso parte alla rivoluzione antiborbonica. Fu reintegrato nel 1860, con l’arrivo di Garibaldi a Napoli, e rimase direttore dell’osservatorio fino alla suamorte nel 1864.
Nel pamphlet che, va detto, precede di circa dieci anni le ben più famose e immaginifiche pagine di Jules Verne, la protagonista, Urania, con una lunga lettera dalla Luna scrive alla sua amica Ernestina sulla Terra i “particolari più bizzarri di questo meraviglioso viaggio”. Dear Urania è la “reazione” a quella lettera. Con una suggestiva e intricata moltiplicazione spazio-temporale, che scivola tra passato e futuro prossimo, da Napoli all’America, dalla Luna alla Terra e ritorno, Burgin non trascrive, solo, il contenuto della lettera di Ernestina, ma immagina le circostanze in cui la donna ha scritto. Due video proiezioni – la prima delle quali mostra la luna nelle sue diverse fasi, la seconda che presenta sotto forma di didascalie le parole di Ernestina che si alternano al movimento della camera in un loft quasi vuoto – sono accompagnate dalle Pagine dallo Sketchbook di Ernestina Capocci e da due serie fotografiche, (Basilica I e Basilica II) che suggeriscono un'analogia tra il territorio lunare e quello di Pompei.