William Kentridge

Waiting to Forget Something

Prossimamente:
Luogo:
Napoli
Data:
27 marzo 2024
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News

William Kentridge | Self-Portrait as a Coffee Pot | Venezia

William Kentridge | Self-Portrait as a Coffee Pot | Venezia

La nuova serie di 9 episodi di William Kentridge, Self-Portrait as a Coffee Pot, sarà presentata in anteprima a Venezia in un'installazione curata da Carolyn Christov-Bakargiev. Girate durante e all'indomani della pandemia COVID-19 del 2020-2022 e completate nel 2023, queste opere saranno visibili in un ambiente unico e concentrato che ricrea parzialmente lo studio di Kentridge a Johannesburg dove sono state realizzate. "Le riprese sono iniziate durante il primo blocco e lo studio imitava gli spazi chiusi di Covid", afferma William Kentridge, "ma lo studio è anche una testa ingrandita, una camera per i pensieri e le riflessioni dove tutti i disegni, le foto e i detriti sulle pareti dello studio diventano questi pensieri".

  • Arsenale Institute for Politics of Representation, Venezia
  • 17 aprile – 24 novembre 2024
REINHARD MUCHA |Mucha – WICHTIG LEBEN !

REINHARD MUCHA |Mucha – WICHTIG LEBEN !

Reinhard Mucha, nato a Düsseldorf nel 1950, potrebbe essere ricondotto a questa formula con il suo "fare modelli". Il potenziale della materia è la sua materia grezza, il potenziale per irradiare stati emotivi nevralgici con una frequenza scultorea tutta sua. Cartelle, schedari, mobili storici - per Mucha non sono "notizie di ieri", non sono "la fine della storia" (dall'arsenale dei suoi titoli), ma l'inizio delle sue nuove disposizioni, riconfigurate e quindi astratte. Le cose liberate dall'originario contesto funzionale della vita quotidiana, in cui hanno svolto la loro funzione, diventano i mattoni per invenzioni formali, per lo più scultoree, che stanno in piedi da sole, cioè come arte. Legno, lamiera, feltro: tutti questi materiali si dischiudono a nuovi contesti, liberati dallo spazio bianco della galleria e spesso riflessi in lastre di vetro. Riprendendo l'eredità di Marcel Duchamp, ossia il significato della scelta di un oggetto, la fiducia incondizionata nel potere narrativo della materia alla Joseph Beuys, l'espansione del campo artistico attraverso l'arte concettuale e la riserva di forme del minimalismo. Mucha decostruisce questo insieme di idee nelle sue parti integranti, come fa con altri materiali, per poi reintegrare le singole componenti nell'opera - trasformata con la sua assistenza. Ad esempio, ricodifica il linguaggio formale dell'arte minimale, la sua netta autoreferenzialità, in un'esposizione di esperienze individuali. Nel tipico stile di Mucha, questo carattere espositivo torna a essere il suo soggetto, al quale aggiunge note di autoriflessione, ad esempio quando "mostra" opere in opere come inserti, tematizzando così la mostra stessa attraverso la loro coesposizione.

  • nw9
  • Neue Weyerstraße 9 50676 Cologne
  • 1 marzo – 18 ottobre 2024
MARINA ABRAMOVIĆ | In mostra le storiche performance di Marina Abramović al museo Stedelijk

MARINA ABRAMOVIĆ | In mostra le storiche performance di Marina Abramović al museo Stedelijk

Un rapporto di lunga data quello tra lo Stedelijk e la Abramović: la mostra, curata in stretta collaborazione con l’artista e la Royal Academy di Londra, presenta, infatti, registrazioni di azioni leggendarie, fotografie, video, sculture e rievocazioni dal vivo di quattro iconiche performance eseguite per la prima volta nei Paesi Bassi: Art Must Be Beautiful, Artist Must Be Beautiful (1975), Imponderabilia (lavoro con Ulay) (1977), Luminosity (1997) e The House with the Ocean View (2002). Inoltre, i visitatori potranno partecipare in prima persona a due opere: Work Relation (opera con Ulay) (1978) e Counting the Rice secondo il Metodo Abramović. La personale promette di essere la più completa sull’artista, con oltre 60 opere che presentano lo sviluppo della pluripremiata pioniera della performance, il cui primo lavoro risale proprio a 50 anni fa.

  • Museo Stedelijk
  • Museumplein 10, 1071 DJ Amsterdam, Paesi Bassi
  • 16 marzo – 14 maggio 2024
UGO MULAS | Ugo Mulas / I graffiti di Saul Steinberg a Milano

UGO MULAS | Ugo Mulas / I graffiti di Saul Steinberg a Milano

La mostra Ugo Mulas / I graffiti di Saul Steinberg a Milano, a cura di Archivio Ugo Mulas e Walter Guadagnini, sarà nella Project Room di CAMERA a partire dal 14 febbraio al 14 aprile 2024 e racconta quella vicenda, riproponendo in scala l’intera decorazione a partire dalle fotografie di Mulas. Una selezione di una quindicina di fotografie – alcune vintage altre stampate per questa occasione – permettono di entrare in profondità nel lavoro di questi due grandi rappresentanti dell’arte del XX secolo, di apprezzare la fantasia iconografica steinberghiana e la lucidità poetica dell’occhio di Mulas. Nel 1961 Saul Steinberg realizza una straordinaria decorazione a graffito dell’atrio della Palazzina Mayer a Milano, su commissione dello Studio BBPR che ne seguiva la ristrutturazione. Un lavoro importante, che seguiva altre analoghe imprese compiute dal grande disegnatore e illustratore negli Stati Uniti nel corso del decennio precedente. A lavoro compiuto, Steinberg chiede a un giovane Ugo Mulas  di testimoniare l’opera, nella sua interezza e nei particolari. Per aiutare il fotografo nel suo lavoro, l’artista redige anche un breve testo che spiega l’iconografia e il senso del suo lavoro, una riflessione sul labirinto a partire dalla Galleria Vittorio Emanuele di Milano, città nella quale Steinberg aveva vissuto prima della guerra. Nel 1997 la palazzina sarà nuovamente ristrutturata, e i graffiti distrutti: oggi, di quello splendido intervento rimangono solo le fotografie di Ugo Mulas, capaci di restituire insieme il documento dell’opera e la sua interpretazione.

  • Camera-Centro Italiano per ala Fotografia
  • Via delle Rosine, 18, 10123 Torino TO
  • 14 febbraio – 14 aprile 2024
JOSEPH KOSUTH | Eight Years: Joseph Kosuth in Ghent from 1990 to 1998

JOSEPH KOSUTH | Eight Years: Joseph Kosuth in Ghent from 1990 to 1998

Dal 15 marzo al 20 aprile l'Università di Gand presenta Eight Years: Joseph Kosuth in Ghent from 1990 to 1998. Si tratta di una mostra trasversale di informazioni sulla presenza di un artista americano in una città belga: consiste in una cronologia spaziale in cui sono inseriti testi, opere d'arte, documenti d'archivio e libri, incentrati sul rapporto tra un artista internazionale e una comunità artistica locale, con accenni alla reciprocità tra lavoro, collaborazione, famiglia e casa, a cura di Gertjan Oskar e Wouter Davidts La mostra Eight Years:Joseph Kosuth in Ghent from 1990 to 1998 presenta tracce della presenza e delle attività di Kosuth a Gand prima, durante e dopo il suo soggiorno. Utilizzando un'ampia selezione di documenti storici, fotografie, stampa, pubblicazioni, libri, opere d'arte e lettere provenienti da archivi privati e istituzionali, la mostra fa luce sul campo di forza tra il mondo dell'arte internazionale e una specifica località, da un lato, e la vita privata e il lavoro pubblico di un artista, dall'altro. La mostra dimostra che una pratica artistica contemporanea si sviluppa sempre in una complessa rete di contatti internazionali e di attori locali, ma coinvolge anche una dinamica sociale tra artista e partner, famiglia, colleghi e amici. Parallelamente alla mostra, Joseph Kosuth ha realizzato Billabord per 019 e Artlead nel porto di Gand. Billboard Series #30 (05/10/2023 – 18/02/2024) Joseph Kosuth, Misfortune | Happiness, 2023

  • VANDENHOVE
  • Rozier 1, 9000 Gent
  • 15 febbraio – 20 aprile 2024

GIAN MARIA TOSATTI | Group Show in Barcellona

La sensazione di andare dall'altra parte è qualcosa che si vive ogni notte, quando si dorme e si sogna. Già durante l'infanzia si impara che la morte, quel paese inesplorato dal quale nessun viaggiatore fa ritorno, separa drammaticamente la vita da un altro luogo di cui si sa poco o nulla. La coscienza è una piccola isola circondata da un mare stretto e inconsapevole, e addentrarsi in quell'altro luogo, inseguendo i propri demoni, può essere un viaggio di sola andata. Apparentemente, c'è un lato - questo - e molti altri lati. Ma, allo stesso tempo, c'è la sensazione sempre più forte che forse questo lato non è unico. Le definizioni rigide e binarie sono insufficienti a descrivere la complessità che ci circonda e ci pervade: uomo o donna, follia o sanità mentale, virtualità o realtà. Imporre queste categorie ci vincola e ci distrugge. Ci impedisce di passare da ciò che crediamo di essere a ciò che desideriamo essere. Realtà e finzione cominciano a essere indistinguibili l'una dall'altra e, alla fine, forse non esiste un'altra parte. L'altra parte è tutto ciò che si vuole che sia. O, piuttosto, tutto ciò che, non volendo assolutamente che sia, si vuole assolutamente che sia. Dimenticate per un momento tutto ciò che questo lato, l'unico di cui pensate di sapere qualcosa, vi costringe a fare: dimenticate le categorie, la ragione e le logiche. Dimenticate i nomi e le parole imposte. Dimenticate il linguaggio che sembra così solido. Dimenticate tutto ciò che pensate di ricordare e andate... nell'aldilà.

  • Santa Mònica
  • La Rambla, 7, Ciutat Vella, 08002 Barcelona, Spagna
  • 29 febbraio – 6 giugno 2024