Enrico Castellani ha vissuto a Milano un'atmosfera culturale caratterizzata da una ricerca all'avanguardia e da profondi cambiamenti incarnati dalla breve ma intensa avventura di Azimut e Azimuth. È qui che compie una scelta artistica che non tornerà mai più indietro, abbandonando ogni elemento soggettivo, arbitrario e casuale, per affrontare sulla tela il tema del rapporto tra spazio e tempo assoluto e spazio interiore. Spazio e tempo sono concepiti dall'artista come dimensioni elementari e astratte, indipendenti da ogni specifica influenza esterna, e sono insite nell'intrinseca autonomia del suo lavoro. La dimensione spazio-temporale della pittura, metafora di altri spazi e tempi fisicamente incommensurabili, viene continuamente indagata e analizzata nei suoi monocromi le cui superfici modulate, con le loro ritmiche sporgenze, sono create da una rete di chiodi e legno posta tra la cornice e la tela. La superficie del quadro sembra essere punteggiata da intervalli regolari di rilievi e rientranze, idealmente suscettibili di infinite ripetizioni; essa acquista un valore strutturale rispetto allo spazio circostante, delineandolo, assorbendolo ed espellendolo, ospitandolo o invadendolo. La monocromia è una negazione della pittura, dando l'impressione che l'opera sia stata smaterializzata ma questo effetto è a sua volta negato dall'incidenza della luce che viene assorbita o riflessa, modulando così la superficie della tela, arricchendola e conferendole un valore dinamico e spaziale.

La galleria presenterà opere costituite da una serie di sei dipinti blu e una serie di sei dipinti bianchi, realizzati appositamente per la mostra

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