Al centro della personale di Vanessa Beecroft nella Galleria Lia Rumma di Napoli, che segue solo di qualche giorno la mostra milanese, le videoproiezioni di VB 66 e VB 67, realizzate dall’artista nel 2010, rispettivamente al Mercato Ittico di Napoli e agli Studi Nicoli di Carrara e i lavori fotografici, perlopiù di grandi dimensioni, tratti dalla prima performance.

Il confronto con l’antico e le sue forme ha assunto sfumature diverse e un’altra affascinante concretezza nelle opere tratte dalla performance VB 67. Teatro dell’evento, realizzato nell’ambito della XIV Biennale Internazionale di Scultura di Carrara, è stato lo Studio Nicoli, tra i più antichi laboratori di lavorazione del marmo della città toscana. I monumentali gessi e le modelle nude hanno costruito una rappresentazione dalla sacralità fragile e malinconica, dove la bellezza transeunte è stata matrice ed esito di ogni azione.

“L’accostamento forzato tra la vita e il calore delle modelle e il freddo e l’immobilità della pietra” – ha detto l’artista – ha messo in risalto la malinconia e il fascino della scultura”. Ed è proprio la scultura il genere che recentemente l’artista ha preso ad esplorare e a “ridefinire” insieme alla pratica performativa, sempre più indagine e sintesi di quel terrain vague che unisce “le arti del tempo e arti dello spazio”. I video delle due performances VB 66 e VB 67 appaiono non a caso fitti anche di rimandi cinematografici: echi pasoliniani nella fissità del campo di molte inquadrature, atmosfere alla Antonioni nei silenzi inquieti e rarefatti delle modelle.

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