Wael Shawky, I Am Hymns of the New Temples, Museo di Palazzo Grimani a Venezia
la mostra personale dell’artista egiziano Wael Shawky (Alessandria d’Egitto, 1971) intitolata I Am Hymns of the New Temples- أنا تراتیل المعابد الجدیدة. nella sede del Museo di Palazzo Grimani (“Ala Tribuna”) a Venezia, a cura di Massimo Osanna (Direttore Generale Musei del Ministero della Cultura), Andrea Viliani (Co-curatore del programma Pompeii Commitment. Materie archeologiche) e Gabriel Zuchtriegel (Direttore del Parco Archeologico di Pompei), è organizzata in collaborazione fra il Museo di Palazzo Grimani e il Parco Archeologico di Pompei.
La mostra riunisce l’opera filmica I Am Hymns of the New Temples - أنا تراتیل المعابد الجدیدة – realizzata dall’artista nel 2023 e che, dopo la sua anteprima al Parco Archeologico di Pompei, viene presentata a Venezia in anteprima museale internazionale – e una selezione di opere scultoree multi-materiche e disegni realizzati dall’artista fra il 2022 e il 2024. Il progetto espositivo è concepito come un dialogo ideale fra spazi e tempi differenti, in cui le opere contemporanee coesistono con le opere archeologiche e i saloni storici di Palazzo Grimani, delineando un percorso che dal Camaron d’Oro conduce prospetticamente alla cosiddetta Tribuna, nota anche come Antiquarium o Camerino delle Antichità, vero e proprio fulcro del palazzo e delle sue narrazioni.
Le quattro sale dell’ala Tribuna del Museo di Palazzo Grimani sono riconfigurate dall’artista Wael Shawky (Alessandria d’Egitto, 1971) come un racconto in cui evocare la coesistenza di una molteplicità di spazi e tempi differenti, di fatti storici e narrazioni mitiche, di creature che sono insieme animali, minerali e vegetali, reali e fittizie. Come all’epoca di Giovanni Grimani, patriarca d’Aquileia – che, prendendo a suo modello lo zio cardinale Domenico Grimani, fece della loro dimora patrizia il palcoscenico in cui l’antichità greca e romana si incontrava con le istanze del rinascimento – Shawky predispone queste sale a divenire una macchina del tempo e le connette fra loro per coinvolgerci in un viaggio nella memoria e nella fantasia.
Costituita lungo il corso del XVI secolo, la collezione di sculture, rilievi in marmo, vasi, bronzetti e gemme riunita dal Patriarca Giovanni Grimani rese il palazzo, e in particolare la Tribuna, una delle più straordinarie testimonianze del rapporto fra l’antichità classica e la cultura rinascimentale e umanistica, celebre in tutta Europa e già allora oggetto di visita di eruditi, principi e alti prelati. Dopo la donazione del Patriarca alla Serenissima Repubblica e il trasferimento in area marciana della raccolta nel 1594, tra il 2019 e il 2021 questa è tornata a riunirsi con le sale del Palazzo.
Il progetto espositivo – in cui sono riunite l’opera filmica I Am Hymns of the New Temples - e una selezione di disegni e opere multi-materiche in bronzo, ceramica e vetro – è concepito come un dialogo con gli affreschi e le decorazioni del Palazzo, in cui le opere contemporanee si confrontano con le opere archeologiche per delineare un percorso che dal Camaron d’Oro conduce alla cosiddetta Tribuna, nota in passato come Antiquarium o Camerino delle Antichità. Vero e proprio fulcro del Palazzo e delle sue narrazioni storiche e simboliche, essa è posta prospetticamente in asse con l’opera filmica di Shawky: come se la Tribuna Grimani e I Am Hymns of the New Temples potessero essere la mimesi l’una dell’altra due versioni della stessa storia. Se la narrazione a Palazzo Grimani articola infatti il tema della giustizia divina e dell’ascesa dell’anima verso il Dio cristiano, in quella di Shawky la giustizia si afferma nell’avvicendarsi di distruzioni e ricreazioni, fra il volere delle divinità e le reazioni degli esseri umani delle antiche leggende mediterranee da cui ha avuto origine la moderna civiltà europea.