Ugo Mulas (Pozzolengo, 1928 - Milano, 1973) La sua formazione di autodidatta si compie a contatto con l’ambiente artistico e culturale milanese dei primi anni cinquanta. Dopo il debutto nel fotogiornalismo (1954) Mulas si impone rapidamente nei più diversi campi del professionismo italiano. In quegli anni il fotografo realizza una serie di reportage in Europa con Giorgio Zampa per L’Illustrazione Italiana e lavora con il Piccolo Teatro di Milano, sviluppando una collaborazione artistica con Giorgio Strehler che proseguirà negli anni. Ugo Mulas fotografa le edizioni della Biennale di Venezia dal 1954 al 1972 e intraprende un’intensa collaborazione con gli artisti. In quegli anni la rappresentazione del mondo dell’arte diventa il principale progetto personale del fotografo. Ricordiamo tra l’altro le celebri serie su Alberto Burri (1963) e Lucio Fontana (1965) e il reportage a Spoleto per la mostra “Sculture nella città” (1962), dove si lega agli artisti David Smith e Alexander Calder. Dopo la rivelazione della Pop Art alla Biennale del 1964 Mulas decide di partire per gli Stati Uniti (1964-1967) dove realizza il suo più importante reportage con il libro  New York arte e persone (1967). Gli incontri con Robert Rauschenberg, Andy Warhol e la scoperta della fotografia di Robert Frank e Lee Friedlander portano alle nuove ricerche della fine degli anni sessanta e al superamento del reportage tradizionale.

I grandi formati, le proiezioni, le solarizzazioni, l’uso dell’iconografia del provino, sono elementi che Mulas recupera dalle sperimentazioni pop e new dada e dalla pratica quotidiana del fotografare. Alla fine degli anni sessanta partecipa al rinnovamento estetico e concettuale delle neoavanguardie collaborando a cataloghi e libri-documento. Di questo periodo il reportage sul decimo anniversario del Nouveau Réalisme (Milano, 1970), il progetto inedito su “Vitalità del negativo” (Roma, 1970) e  ai libri: Alik Cavaliere (1967), Campo Urbano (1969), Calder (1971), Fausto Melotti: lo spazio inquieto (1971) e Fotografare l’arte (1973). La crisi del reportage, ormai superato dal mezzo televisivo, porta Mulas a uno straordinario lavoro di ripensamento della funzione storica della fotografia: una riflessione estetica e fenomenologica che conduce al portfolio Marcel Duchamp (1972) e al progetto Archivio per Milano (1969-72). Sono gli anni che vedono anche la nascita delle Verifiche (1968-1972), una serie fotografica che sintetizza in dodici opere l’esperienza di Mulas e il suo dialogo continuo con il mondo dell’arte. Opera cardine della ricerca fotografica del periodo, le Verifiche sono l’ultimo lavoro del fotografo che proprio in quel periodo si ammala gravemente.

Il suo lavoro è stato esposto in varie istituzioni nazionali e internazionali, tra cui: Kunsthalle, Basel (1974), Kunsthaus, Zurich (1984), Fondazione Prada, Milano (1995), Reina Sofia, Madrid (1996), MAXXI, Roma (2007), PAC, Milano (2007), GAM, Torino (2007), Palazzo Esposizioni, Roma (2009), MAMM, Moscow (2011), Centre National d’Art e de Culture Georges Pompidou, Paris (2016), Nouveau Musée National de Monaco (2016), Museo del 900/Gallerie d’Itala, Milano (2017). Un’ampia retrospettiva dedicata al suo lavoro è stata ospitata nel 2023 presso Le Stanze della Fotografia a Venezia.

Download cv