La Galleria Lia Rumma presenta nella sua sede milanese alcune grandi tele di Anselm Kiefer, facenti parte della nuova serie di lavori dal titolo “Che cento fiori fioriscano”.
Si tratta di opere recenti, inedite, che traggono il loro titolo da uno slogan di Mao Tse Tung, abbinando l’iconografia ufficiale del “grande timoniere” al detto secondo il quale tanto forti sarebbero cresciute le spighe al tempo della Rivoluzione Culturale che i bambini avrebbero potuto danzarci sopra. Kiefer colloca la figura di Mao in atto di salutare il popolo su vasti campi di girasoli, alludendo polemicamente ad una propaganda fallace e richiamando agli effetti perversi delle utopie e dell’amnesia collettiva che spesso sottende l’adesione alle ideologie di massa.
Una volta di più l’artista si trova ad esprimere, in opere di forte impatto emotivo, la necessità di avere coscienza della storia, di cui facciamo parte sebbene ci sovrasti, e ripercorre il passato, recente e remoto, ed i suoi miti, a scandagliare la stratificazione dell’esperienza e della memoria, sia individuale che collettiva.
Sin da quando, verso la fine degli anni ’60, Kiefer si affaccia sulla scena artistica per diventarne presto uno dei maggiori protagonisti, la sua opera è caratterizzata da tele di grande formato sulle quali il pigmento ingloba altri materiali fino a formare incrostazioni spesse e concrete: quasi che attraverso l’accumulo materico, che si coagula o si spacca in crepe profonde, l’artista voglia rendere l’idea del doloroso stratificarsi della memoria. Legni bruciati, agglomerati di sabbia e di paglia, piombi deformati, fiori scarnificati che assumono le sembianze drammatiche di scheletri sono assunti nella loro drammaticità. I girasoli, elemento ricorrente nel suo lavoro, perdono la loro solarità ed esplodono spargendo semi scuri, oppure entrano a far parte di costellazioni in cui ogni stella è accompagnata da un cartellino che riporta sigle e numeri che si riferiscono alle sue coordinate astronomiche e alle sue caratteristiche qualitative, ma che non possono non evocare anche i più tragici momenti della storia tedesca.
Se la storia è stata troppo spesso un susseguirsi di catastrofi, Kiefer la sonda e si confronta con essa senza cercare una riconciliazione, come se solo attraverso il recupero di tutti i drammi, di tutte le tragedie, fosse possibile oltrepassarle e trascenderle. Per l’artista l’uomo si trova di fronte alla storia, tra terra e cielo, ed è l’energia poetica che è in lui a permettergli l’unico possibile, sublime riscatto.
Con questa mostra la galleria consolida il suo rapporto con l’artista, di cui nel 1992 aveva già presentato nella sede napoletana la serie delle opere in piombo.