"Poco più di un anno fa stavo andando a vedere Morandi a Palazzo Reale e mi sono ritrovato a girare attorno al centrotavola napoleonico. C'era qualcosa che mi sfuggiva, che affiorava dalla sua materia ma non tornava subito agli occhi.
Il mistero non era nella sua funzione di oggetto celebrativo, né tantomeno nell'essere il modello di una folle visione urbanistica di una piazza utopica, neoclassica, tutta latinismi e impero. Il punto che mi sfuggiva era che quella non era una miniatura, ma la vera piazza. L'esatto luogo fisico in cui si decideva il destino del fuori. Non la piazza pubblica, dunque, ma quel tavolo ornato da oggetti decorativi in bronzo era la vera macchina politica da cui partivano le trasformazioni che plasmano il mondo.
Lo stesso bronzo che, pensandoci bene, riesce a iscrivere due proprietà primarie nella sua fibra: la sua realtà fisica di conduttore di calore, e quella storica che lo ha eletto a incarnato degli eroi.
Allora ho pensato a come potevano tradursi oggi questi monumenti da tavolo e ne sono nate queste forme. Ottimizzate per dissipare calore e germinate dalle intuizioni oggettuali dei posaceneri di Sottsass, Colombo, Mangiarotti, e dai centrotavola di Mari.
Volevo condensare in questi oggetti le due forze di movimento osservate finora: quella interna, fisica, che eccita gli atomi, li fa vibrare e scontrare, e quella esterna, che si scatena dall’oggetto e muove le pance, agita i corpi, infiamma il fuori.
Entrambe trasformano questa materia del mondo a partire da un unico centro caldo, quel punto denso e privato attorno al quale si forma la forza decisionale del potere. Ho voluto che questa transizione magica pretendesse un sacrificio sotto forma di fumo. Un gesto minimo, ma carico: un rituale decisionale che diventa un sacrificio offerto all’altare dell’autorità."
Le opere sono state realizzate grazie al sostegno del Premio Matteo Visconti di Modrone promosso dalla Fonderia Artistica Battaglia e Miart.