Domenica 12 febbraio 2023 la Galleria Lia Rumma di Napoli inaugura: Voglio vedere le mie montagne - für Giovanni Segantini, la nuova mostra personale di Anselm Kiefer, che segna il ritorno dell’artista in città.
Il titolo della nuova serie di dipinti presentati in mostra, ripreso dalle parole pronunciate dall’artista Giovanni Segantini poco prima di morire, rimanda anche ad un’opera di Joseph Beuys, che Kiefer incontra negli anni di formazione all’Accademia di Düsseldorf. Ma per Kiefer: "Il titolo spesso non è la spiegazione dell'immagine, ma è piuttosto un’allusione". Al pari di molte altre sue opere, ispirate a versi di poeti amati, a mitologie e leggende di ogni cultura e latitudine, e perciò ricche di suggestioni e risonanze liriche ed epiche, in questo caso l’artista dà vita ad un poetico e struggente paesaggio di cime e di vette che trascendono quelle tanto amate dal pittore simbolista Segantini. Catene montuose viste come luoghi ideali ma anche minacciosi, testimoni di una natura turbolenta e in continuo movimento, dipinta a sensazione per stratificazioni di colore e umore. Per Kiefer, che procede come un vate-alchimista alla continua ricerca di nuove forme da contrapporre all’esistente, cercando così di ridisegnare ogni volta un nuovo ordine del mondo, l’atto creativo è sempre un processo in trasformazione, un non finito su cui ritornare. Più che le “montagne” dipinte da Segantini, è importante quello che si svolge tra loro o al di fuori delle tele perché, come racconta l’artista tedesco: “L’arte è come un percorso sulla cresta di una montagna, si può cadere a ogni istante da una parte o dall’altra”.
Nelle grandi tele esposte negli spazi della galleria viene rappresentato un potente e spiazzante paesaggio. Sulla superficie pittorica Kiefer si avvale della scrittura quale “parola poetica” che si muove libera – in questo caso spesso ricorre e si rincorre Voglio vedere le mie montagne - für Giovanni Segantini – al di sopra delle vette scure e terrose, colpite da una luce crepuscolare o notturna. Ma la scrittura, sempre di suo pugno, svolge una funzione ambigua offrendo dell’immagine una chiave di lettura a volte inattesa, come nel caso di Die Windsbraut (La sposa del vento), che riporta su di un paesaggio roccioso spazzato dal vento il titolo di un quadro famoso di Oskar Kokoschka che raffigura l’artista abbracciato alla sua amata Alma Mahler, come travolti da una burrasca. Un’opera creata probabilmente dopo un viaggio verso Napoli, nell’aprile 1913, quando la coppia fu sorpresa da una violenta tempesta.