La ricerca di Luca Monterastelli (Forlimpopoli, 1983) parte da alcuni dei principi base della scultura, come racconta lo stesso artista: «Il peso, la trasferibilità della nostra energia su un corpo oggettuale, la percezione delle tre dimensioni, il rapporto tra superficie e massa». E lo fa servendosi di diversi materiali - gesso, terra- cotta, cemento, ferro, ecc. - per il potenziale metaforico di trasformazione che ognuno di essi racchiude, ma anche per il valore simbolico e politico del loro uso nella storia. De-costruisce le forme per riscriverle in un corpo a corpo di tensione narrativa.

In Weightless i nuovi lavori scultorei di Monterastelli s’interrogano su quel che passa dalla gravità al “pesare nulla” (come recita il titolo della personale). «Voglio parlare - spiega l’artista - di come funziona la memoria, della genesi della narrazione e della sua puntuale corruzione. D’altronde, Napoli sembra essere il luogo giusto per questo progetto: è una città piena di fantasmi e i fantasmi sono versi della storia. E, nel particolare, i versi di questa storia sono scanditi così».

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