Haim Steinbach (Rehovot, Israele, 1944) si trasferisce nel 1957 con la famiglia negli Stati Uniti a New York, dove tuttora risiede. Ha conseguito un BFA al Pratt Institute (1968) e un Master a Yale (1973).

Dagli anni Settanta l’arte di Haim Steinbach è focalizzata sulla selezione e disposizione di oggetti: in particolare, oggetti di uso quotidiano. Per portarli alla luce, Steinbach crea dei dispositivi espositivi, delle strutture di presentazione. Spaziando dal naturale all’ordinario e dall’artistico all’etnografico, l’artista esplora gli aspetti psicologici, estetici, culturali e rituali degli oggetti e dei loro contesti. Attraverso la sua peculiare modalità di presentazione, Steinbach dà forma ad opere tese a sottolineare l’identità contenuta negli oggetti stessi e i significati creati attraverso la loro interazione. Tramite questo processo, l’artista ha ridefinito lo status dell’oggetto nell’arte.

Nell’esposizione o display, il muro, lo scaffale e l’oggetto sono utilizzati come indicatori che riflettono la vita sociale, culturale e politica di tutti i giorni. Oggetti di tipo sia funzionale che puramente estetico diventano gli elementi chiave della pratica artistica di Steinbach: «Si tratta di riflettere l’oggetto in quanto “allestito”: “display” è presentazione – ha detto l’artista –. È la consapevolezza di essere presenti e di partecipare ai rituali della comunicazione, alla preparazione, alla sistemazione, alla selezione e alla disposizione delle cose».

Dal 1990, Steinbach ha anche esposto frammenti di testo trovati, mantenendo lo stesso carattere e layout ma ingrandendo l'intera immagine. L’artista considera queste frasi come parte della sua collezione di oggetti. Steinbach ha detto di avere "una collezione di sentenze, per lo più slogan, da pagine di riviste, libri e altro materiale stampato in generale. Ciò che mi interessa è il gioco in cui il linguaggio diventa immagine e l'immagine diventa linguaggio".

In anni più recenti, l’artista investiga la mutevolezza dei significati propri di un oggetto, relativamente al colore e alla forma. In particolare, i modi in cui l’architettura è oggetto al di là del suo aspetto, forma, colore o dimensione.

Come l’architettura, anche l’oggetto occupa spazio, sia esso l’interno o l’esterno di un volume.

Utilizzando semplici materiali da costruzione - profili metallici e pannelli di cartongesso colorati - Steinbach ci mostra la rappresentazione delle pareti all’interno dello spazio. Riconfigurando così lo spazio, l’artista ci chiede di riorientare la nostra relazione con quell’ambiente antropizzato a cui di solito non prestiamo attenzione. Qui l’architettura si pone in primo piano, ricordandoci che essa stessa si compone di materiali e superfici culturalmente rilevanti.

La sua prima mostra personale in un museo risale al 1988 al Musée d’Art Contemporain di Bordeaux. Per Documenta IX (1992), Steinbach prese in prestito ed espose alcuni oggetti di proprietà di Jan Hoet, il direttore di Documenta. Ha inoltre partecipato alla Biennale di Venezia (1993, 1997), alla Biennale di Lione (2000) e alla Triennale di Parigi (2012). Mostre importanti sul suo lavoro sono state ospitate al Solomon Guggenheim Museum (con Ettore Spalletti, nel 1993), al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea (1995), al Museum Moderner Kunst Stiftung Ludwig a Vienna (1997–98), alla Neuer Berliner Kunstverein (2000), al Berkeley Art Museum e al Pacific Film Archive (2005). Nel 2012 per sei mesi l'Artist's Institute di New York ha dedicato una serie di mostre all'opera dell'artista. Nel 2013 la mostra Once Again the World is Flat, ospitata al CCS Bard Hessel Museum of Art, Annandale-on-Hudson, è stata poi nel 2014 alla Kunsthalle Zurich e alla Serpentine Gallery, Londra. Nel 2018-2019 la mostra Every Single Day è stata presentata al Museum Kurhaus di Kleve e al Museion di Bolzano.

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