In “Victory” Marina Abramovic omaggia uno dei film più paradigmatici del cinema neorealista italiano, Riso amaro, diretto da Giuseppe de Sanctis nel 1949.

In quest’opera, Abramovic riprende una delle scene più iconiche del film in cui la protagonista, una giovane mondina interpretata da Silvana Mangano, alza lo sguardo per rivolgerlo verso l’orizzonte sotto il sole di mezzogiorno. L’artista serba impugna un coltello, elemento ricorrente in varie performance e opere scultoree, a sottolineare lo sguardo vigile, ma al contempo fiero e colmo di speranza. Uno sguardo di vittoria.

The Ideal City è un’opera di Victor Burgin in cui già il titolo svela un esplicito riferimento ai tre dipinti rinascimentali de “Le Città Ideali” (quella conservata alla Galleria Nazionale di Urbino, quello al Walters Art Museum di Baltimora e quello alla Gemäldegalerie di Berlino). Partendo da questi celebri lavori, Burgin realizza un video utilizzando un software di modellizzazione 3D, dando avvio a un viaggio molto personale attraverso la storia dell’architettura. Le teorie architettoniche classiciste e rinascimentali – regolate dal rigore geometrico e dall’organizzazione prospettica – vengono riprese e riadattate all’elaborazione 3D, di cui sono aspetti fondamentali.

In quest’opera Michele Guido rende il suo personale omaggio all’arte rinascimentale cercando di svelare la complessità geometrica che si cela al di sotto della “pellicola pittorica”. In quest’opera, l’Annunciazione di Leonardo da Vinci viene analizzata e trattata dall’artista come se fosse una pianta naturale, riportando – attraverso un’operazione di sezionatura – la struttura geometrica in primo piano.

In tal modo, il processo di antropizzazione dello spazio, reso dagli artisti attraverso la prospettiva viene ridotto in figure geometriche piane, come fossero delle aiuole, e conseguentemente ne viene annullata la dominante figurativa e l’illusione spaziale.

‘Texts for Nothing’ Samuel Beckett, in play” è il progetto realizzato nel 2010 da Joseph Kosuth. Si basa su una selezione di frasi tratte da ‘Texts for Nothing’ di Samuel Beckett realizzate in neon bianco a luce calda e dipinte di nero. I ‘Texts for Nothing’ sono stati per anni sottovalutati dai critici più importanti dell’opera di Beckett, considerati al margine del filone principale della sua produzione e raramente inseriti nelle antologie dei suoi lavori. Se in passato questi testi sono stati ritenuti spesso una pausa nell’opera di Beckett, per Kosuth al contrario rappresentano la quintessenza del lavoro del drammaturgo irlandese, un esempio perfetto della sua eccezionale integrità artistica. Il progetto intellettuale ed artistico di Beckett è stato parallelo a quello di Kosuth per quanto riguarda un aspetto preciso e fondamentale del loro lavoro: in entrambi la pratica artistica mostra un forte interesse nella relazione con il significato. Beckett affronta la questione del significato a partire dalla sua assenza, mentre Kosuth al contrario si focalizza verso la produzione di significato.

“Allontanati da me” esplora la tensione tra desiderio di indipendenza e bisogno dell’altro, che caratterizza ogni relazione amorosa. il video affronta in maniera semplice e cruda la dicotomia unione/separazione come la tensione cardine di ogni relazione. Osservando attentamente il gesto apparentemente banale di comporre un mazzo di fiori, che rimanda alla tradizione dell’ikebana e trasmette una sensazione di tranquillità, ci si rende conto che le due mani non appartengono alla stessa persona ma ad un uomo e ad una donna.

Il commento sonoro è formato da un montaggio di rumori di oggetti domestici, e da frasi, sussurrate in maniera ritmica. Queste sono tratte principalmente da due film: À bout de souffle, di Jean Luc Godard e Hiroshima mon amour di Alain Resnais. Gli artisti qui rendono omaggio ai due film che hanno segnato l’inizio della nouvelle vague, riflettendo, benché in maniera diversa, sulla profonda relazione tra amore e morte che alimenta ogni rapporto di coppia.

Il titolo dell’opera di Anselm Kiefer è mutuato da un libro scritto da Fulcanelli, pubblicato nel 1926. Fulcanelli è lo pseudonimo di un enigmatico alchimista francese, autore di libri sull’esoterismo e alchimia del XX secolo. L’autore intende fornire la chiave di lettura del codice alchemico di alcune antiche cattedrali gotiche in Europa, rimasto oscuro per oltre 700 anni, attraverso l’interpretazione del simbolismo degli elementi decorativi e di materiali come pietre, vetri, legno con cui sono costruite le cattedrali.

L’omaggio riflette il fascino di Kiefer per i processi alchemici di trasformazione: “L’ideologia dell’alchimia è l’accelerazione del tempo, come nel ciclo piombo-argento- oro, quando il tempo del piombo serviva solo per trasformarsi in oro. In passato, l’alchimista ha accelerato questo processo con mezzi magici, con la magia appunto. Come artista non faccio nulla di diverso. Ho solo accelerato la trasformazione che è già presente nelle cose. Questa è la magia, come la intendo io.“